Desidereremmo
offrirvi una breve lista di luoghi da visitare per
apprezzare la nostra penisola. Sirmione si presta
infatti a molteplici chiavi di lettura: centro termale,
centro turistico, ma anche culla di un passato ricchissimo,
amata e abitata nel corso dei millenni da popolazioni
che hanno lasciato tracce significative.
La nostra vuole essere una "proposta", una
serie di suggerimenti che sperano di suscitare l'emozione
della scoperta di un passato quieto ma tenace, visibile
eppure nascosto.
Una recente guida alla storia della penisola presenta
un sottotitolo efficacissimo: Sirmione, le ragioni
di un mito. E' innegabile infatti che Sirmione sia
stata eletta come luogo di abitazione sin dalla preistoria
non solo per la bellezza del paesaggio, dolce ed allo
stesso tempo aspro, ma anche per la posizione strategica.
E' facile ritrovare le testimonianze di un passato
ricco e tumultuoso proprio accanto alle vetrine dei
negozi. Ci sono scorci che permettono di uscire dal
tempo, di dimenticare per un attimo l'allegro viavai
dei turisti per entrare in una dimensione nella quale
Sirmione non era che "Paeninsularum insularumque
ocelle". E forse, benché illustri poeti abbiano
cantato Sirmione, è proprio uno sconosciuto studioso
tedesco di letteratura classica quello che in poche,
semplici parole, ha colto l'essenza più profonda della
"Perla delle Isole", tale Gustav
Friedrich, che sul finire del XIX sec. scrisse: "Quando
andai per la prima volta a Sirmione pensai: per quanto
tu la guardi, per quanto tu ti lasci trasportare dall'impressione
che ne hai non potrai mai portar via con te quel senso
di magico che le appartiene".
SIRMIONE PREISTORICA
Resti di villaggi palafitticoli dell'età del bronzo
(XVIII - XVI sec. a.C.) sono stati scoperti nella
zona del Lido delle Bionde e delle Grotte. I villaggi
furono abbandonati attorno al 1200 a.C. forse per
la crescita di livello del lago o per l'invasione
di nuove popolazioni.
SIRMIONE ROMANA
La zona tornò ad essere abitata solo in questo periodo,
grazie anche alla posizione strategica, tra le due
città di Verona e Brixia. Era quindi un importante
punto di sosta sulla via Gallica (strada che collegava
Bergamo e Verona) e ipotesi di studio propongono l'esistenza
di una mansio (stazione di sosta) situata a Colombare,
all'altezza dell'attuale incrocio con la strada statale,
oppure alla Lugana Vecchia, tra Colombare e Peschiera.
Nel centro storico di Sirmione, nella piazzetta Mosaici,
sono stati rinvenuti resti di un edificio databile
al primo secolo d.C., di notevole ricchezza.
E' possibile inoltre che già al tempo dei romani vi
fosse un canale difensivo nel punto più stretto della
penisola (là dove gli Scaligeri costruirono poi la
rocca) e che vi fosse anche un ingresso in corrispondenza
del ponte levatoio scaligero.
Sicuramente però, quando si parla di Sirmione romana,
la grandiosa testimonianza dell'importanza del paese
all'epoca è data dalle imponenti rovine che dominano
la punta della penisola, le cosiddette "Grotte
di Catullo". Molto spesso i turisti che si recano
a visitare i resti della grande Villa Romana, la più
vasta dell'Italia settentrionale, restano profondamente
delusi: si trovano davanti "cumuli di sassi"
proprio là dove speravano di addentrarsi in grotte
carsiche, con tanto di stalattiti e stalagmiti. Ciò
che induce in inganno è infatti la denominazione,
peraltro molto antica, dei resti: "Grotte di
Catullo".
Già nel XV sec. ci si riferiva alle rovine con quell'appellativo,
giustificato dal fatto che al tempo le vestigia apparivano
come caverne seminterrate e ricoperte di vegetazione.
Nel 1483 il nobile veneziano Marin Sanudo, in visita
alla penisola, allora sotto il dominio della Repubblica
di Venezia, già parlava delle "Caverne di Catullo".
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