Grazie
alla sua felice posizione naturale, la penisola di Sirmione è stata luogo
privilegiato di insediamento fin dall'antichità. Ancora oggi conserva
numerosissime attestazioni della sua lunga e ininterrotta storia, con una densità
che raramente si riscontra in altri centri abitati.
La testimonianza più antica di frequentazione umana risale al primo
neolitico padano (seconda metà VI-V millennio a.C.). Durante l'eta del Bronzo (III-II
millennio a.C.) insediamenti palafitticoli sono documentati lungo le sponde del
lago (Maraschina, porto Galeazzi, San Francesco), ma rinvenimenti isolati dello
stesso periodo si sono avuti anche in alcuni punti della cittadina ("Grotte
di Catullo", lido delle bionde, via Antiche Mura, giardini presso San
Salvatore).
Come altre zone del lago, a partire dal I secolo a.C. l'estremità della
penisola diviene luogo di soggiorno prescelto da ricche famiglie veronesi, fra
cui quella dei Valeri. Ad essa apparteneva il poeta Catullo (87-54 a.C.), che in
un carne canta la bellezza di Sirmione e parla della casa che qui possedeva.
Alla fine del I secolo a.C.- inizi I secolo d.C. risalgono le due grandi
ville romane, quella nota come "grotte di Catullo" e quella rinvenuta
in anni recenti fra piazzetta Mosaici-via Vittorio Emanueue-via Antiche Mura.
Alla base della penisola correva la strada che univa le città romane di Verona
e Brescia: presso Sirmione, probabilmente nella zona di Lugana Vecchia, si
trovava una stazione di sosta per i viaggiatori, la Sermionese monsio,
documentata nell'Itinerario Antonio (III secolo d.C.).
In età tardoromana (IV-VI secolo d.C.) Sirmione diviene luogo fortificato di
controllo del basso lago: è costruita una muratura di difesa lungo la penisola;
un piccolo nucleo abitato si stabilisce all'interno della cinta fortificata.
Anche in età longobarda, a partire dall'ultimo quarto del VI secolo, è
presente un insiediamento documentato da resti di capanne e da un necropoli.
Verso la fine del regno longobardo a Sirmione faceva capo un vasto distretto (iudiciaria
Sermionense), dipendente direttamente dal sovrano. La regina Ansa, moglie del re
longobardo Desiderio, fonda un monastero e la chiesa di San Salvatore. Altre
chiese sono citate come esistenti nella cittadine in documenti dell'VII secolo
(San Pietro in Mavino, San MArtino, San Vito). Il distretto sirmionese perde la
sua autonomia con Carlo Magno, ma Sirmione continua a mantenere anche in seguito
un rapporto privilegiato con i sovrani, da cui ottiene esenzioni e consessioni
particolari.
Nel
XIII secolo Sirmione diviene uno dei punti del sistema di fortificazione
scaligero con la costruzione del Castello ad opera probabilmente di Mastino I
della Scala. Nello stesso periodo è rifugio degli eretici Patarini, condannati
poi al rogo a Verona (1278). La funzione di controllo e di difesa, assunta in età
tardoromana, continuerà sino al XVI secolo, quando nel ruolo di centro
fortificato del basso lago viene sostituita da Peschiera. Il Castello comunque
rimarrà sino alla metà dell'Ottocento sede di guarnigione militare.
Sirmione si trova in una posizione strategicamente importante, fra la pianura
e la parte meridionale del lago, territorio di confine della signoria scaligera
e successivamente, dall'inizio del XV secolo, della Repubblica veneziana. E a
Venezia resterà legata sino alla sua caduta nel 1797.
Nell'Ottocento la popolazione era dedicata alla pesca e nell'entroterra
all'agricoltura, con le colture tipiche della zona, l'olivo, la vite, il gelso.
Lo sviluppo turistico di massa e le conseguenti grandi trasformazioni
urbanistiche del territorio risalgono al secondo dopoguerra. A questo fenomeno
ha contribuito in modo notevole la presenza di acque sulfuree, note da secoli,
ma le cui capacità curative cominciarono a essere sfruttare solo dalla fine del
secolo scorso.
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